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endecasillabi significato

by Dr. Riley Leuschke Published 4 years ago Updated 3 years ago

Per endecasillabo si intende un verso, tendenzialmente di undici sillabe (il nome deriva dal greco éndeka, "undici"), che abbia come ultima sillaba tonica (e cioè, accentata) la decima.

Full Answer

Cosa si parla di endecasillabi sciolti?

Si parla di endecasillabi sciolti (o semplicemente di sciolti, o versi sciolti) a proposito di componimenti, o di loro parti (per es. in molta poesia teatrale), in soli endecasillabi non legati da rime (o con rime possibili solo a grande distanza le une dalle altre e senza riconoscibile nesso).

Dove è usato l'endecasillabo?

L'endecasillabo è usato da solo in sequenze di versi sciolti, come nella traduzione dell'Eneide di Annibal Caro e dell'Iliade del Monti, oppure in strofe, soprattutto in terzine come nella Divina Commedia di Dante e in ottave come nell'Orlando furioso dell'Ariosto e nella Gerusalemme liberata del Tasso.

Cosa è un endecasillabo bisdrucciolo?

Un endecasillabo bisdrucciolo, composto da tredici sillabe, in cui l'accento cade sulla quartultima, sarebbe così: «Se cadrò combattendo, amico, vendicami!»

Che significa che i versi sono endecasillabi?

Definizione. L'endecasillabo è un verso di 11 sillabe metriche (➔ ), con accento principale obbligato in decima posizione (Beltrami 20024: 181-188; Menichetti 1993: 386-424).

Come si fa a capire se un verso e endecasillabo?

L'endecasillabo è un verso in cui l'ultima sillaba tonica è in decima posizione. Eccezion fatta per l'accento obbligatorio sulla decima sillaba, gli altri accenti dell'endecasillabo sono in posizione libera.

Come si dice 12 sillabe?

Verso composto di 12 sillabe metriche, detto anche senario doppio o accoppiato, perché formato di due senari, di cui sempre piano il 1°, dopo il quale cade la cesura.

Come si conta un endecasillabo?

Ecco, la regola è questa: si dice endecasillabo un verso che ha l'ultimo accento (il più importante nel ritmo di in un verso) sulla decima sillaba. Fate la prova con “Nel mezzo del cammin di nostra vita” e vedrete che l'ultimo accento cade sulla prima sillaba della parola “vita”, che è la decima.

Come capire di che tipo sono i versi?

Verso bisillabo: accento ritmico sulla prima sillaba. Verso trisillabo: accento ritmico sulla seconda sillaba. Verso quaternario: accento ritmico sulla prima e sulla terza sillaba. Verso quinario: accento ritmico sulla seconda e sulla quarta sillaba.

Come si chiama un verso di sei sillabe?

di Mario MacioceVersoNumero sillabeAccenti principali sulle sillabe:Quadrisillabo (o quaternario)41 (o 2) 3Quinario51 o 2 4Senario62 (o 1 o 3) 5Settenario71 o 2 o 3 o 4 64 more rows

Come si dice un verso di 13 sillabe?

EndecasillabaEndecasillaba: significato Dizionario Italiano.

Come si chiama il verso che contiene 13 sillabe?

Come si chiama un verso di 13 sillabe? Dal vocabolario italiano: Endecasillabo.

Come si chiama un verso di 15 sillabe?

Assai raro, invece, è il Quindicisillabo, verso composto di 15 sillabe[10]. ove i segni ' e X indicano rispettivamente le sillabe in arsi e in tesi, ed il segno | la cesura. Le due parti di verso separate dalla cesura di dicono emistichi.

Quante sillabe ci sono in un endecasillabo?

L'endecasillabo ha l'ultimo accento sulla decima sillaba, e conta di solito 11 sillabe (endecasillabo piano). L'endecasillabo tronco conta soltanto 10 sillabe (perché l'ultima parola del verso è una parola tronca), l'endecasillabo sdrucciolo conta 12 sillabe (l'ultima parola ha l'accento sull'antipenultima sillaba, vd.

Come si scrive una poesia in endecasillabi?

Per abituarsi a scrivere endecasillabi (ma vale per qualsiasi metro scelto) io vi consiglio di tracciare su un foglio una riga verticale a una distanza dal margine che sia pari a circa undici sillabe con i relativi spazi in base alla grandezza della vostra grafia (il metodo migliore è scrivere il primo endecasillabo e ...

Come si chiamano 7 sillabe?

settenàrio Verso composto di sette sillabe metriche, con accento principale fisso sulla sesta e uno o due altri su una delle prime quattro sillabe, da cui una grande varietà di armonia. Prevale il ritmo giambico, con accenti sulla 2ª, 4ª e 6ª sillaba ("Rettor del cielo, io cheggio", F.

Quante sillabe contiene un verso endecasillabo?

L'endecasillabo ha l'ultimo accento sulla decima sillaba, e conta di solito 11 sillabe (endecasillabo piano). L'endecasillabo tronco conta soltanto 10 sillabe (perché l'ultima parola del verso è una parola tronca), l'endecasillabo sdrucciolo conta 12 sillabe (l'ultima parola ha l'accento sull'antipenultima sillaba, vd.

Quali sono le sillabe?

Ogni gruppo di lettere pronunciato con una sola emissione di voce si chiama sillaba. Ogni sillaba è composta da una vocale unita spesso a consonanti: u-na, carta, stra-da. Vi sono sillabe di una sola lettera (o), di due lettere (me), di tre lettere (tra) e di quattro lettere (stro).

Quali sono i versi settenari?

Il settenario è un verso imparisillabo di sette sillabe 'metriche' (➔ ), con accento principale obbligato in sesta posizione (Beltrami 20024: 199-200; Menichetti 1993: 673; per l'uso dantesco, Baldelli 1976).

Cosa sono gli endecasillabi?

Nella metrica italiana, l' endecasillabo (dal greco antico ἐνδεκασύλλαβος, hendecasýllabos, « (verso) di undici sillabe») è il verso in cui l'ultimo accento, tonico e ritmico, cade obbligatoriamente sulla decima sillaba. È il metro principale e più utilizzato della poesia italiana: si trova in tutte le strofe e le strutture metriche più importanti, come la terza rima, o terzina dantesca, l' ottava, la ballata, la canzone, il sonetto. È sempre stato usato anche in sequenze di endecasillabi sciolti. Le sedi degli accenti sono varie. Tuttavia di norma gli endecasillabi presentano un accento fisso o sulla quarta o sulla sesta sede (qui evidenziate in arancione e in giallo).

Quali sono gli endecasillabi di quinta?

Tra gli endecasillabi non canonici, i più comuni sono i cosiddetti "endecasillabi di quinta", che presentano appunto la quinta sillaba tonica e sia la quarta che la sesta atone.

Chi ha inventato la cesura epica?

Un tipo di cesura molto particolare è la cesura epica reintrodotta da Giovanni Pascoli per i suoi endecasillabi epici nell'800 sul calco del decasillabo francese.

Qual è la nota distintiva dell endecasillabo?

Contrariamente a quanto si potrebbe dedurre dal nome, è bene chiarire subito che la nota distintiva dell'endecasillabo non è il numero effettivo di sillabe, bensì il fatto che in tutti i casi l'accento dell'ultima parola del verso cada sempre sulla decima sillaba (da qui in poi segnata in verde).

Cosa è l'endecasillabo crescente?

Un ultimo tipo di endecasillabo a metà tra il canonico e il non canonico è quello detto "crescente". Questo tipo di metrica, già presente in epoca precedente, è stata resa famosa da Pascoli che ne fa uso in diversi casi e non solo usando l'endecasillabo. Grazie a questo espediente il verso riesce in qualche modo a rientrare nella categoria dei "canonici" pur essendone al limite, come si può vedere in questo caso:

Perché gli endecasillabi hanno undici sillabe?

Ciò, se pure nella maggior parte dei casi è vero, non costituisce una regola. L'avere undici sillabe non è altro che la diretta conseguenza del fatto che la lingua italiana sia formata prevalentemente da parole piane, cioè che hanno l'accento sulla penultima sillaba.

Perché l'endecasillabo è canónico?

Per motivi legati alla sua genesi (l'endecasillabo nasce infatti dalla fusione di un Quinario e di un Settenario [ senza fonte]) e formalizzati già da Pietro Bembo, l'endecasillabo "canonico" prevede un accento secondario sulla quarta o sulla sesta sede; nel primo caso l'endecasillabo si definisce a minore (ed il primo emistichio equivale ad un quinario ), nel secondo caso si definisce a maiore (ed il primo emistichio equivale ad un settenario ).

Che cos'è un endecasillabo?

Per endecasillabo si intende un verso, tendenzialmente di undici sillabe (il nome deriva dal greco éndeka, "undici"), che abbia come ultima sillaba tonica (e cioè , accentata) la decima. Numerose sono, tuttavia, le varietà formali, che si realizzano in base alla posizione delle altre sillabe toniche all’interno del verso, alle cesure (cioè le pause del ritmo all'interno del verso) e alle uscite dell'endecasillabo stesso. Due varianti sono le più importanti: la prima si realizza con la quarta sillaba accentata, dando vita così nella parte iniziale (o emistichio) dell'endecasillabo a un quinario, che risulta più breve della parte restante del verso, il quale viene pertanto detto a minore . La seconda possibilità si realizza quando è la sesta sillaba ad essere tonica, realizzando nella parte iniziale un settenario, cioè un emistichio più lungo della parte restante del verso, che quindi è chiamato nel suo complesso a maiore. I primi due versi del canto incipitario della Commedia di Dante sono appunto un endecasillabo a maiore e uno a minore:

Cosa è l'endecasillabo e come si usa?

L’ endecasillabo è il verso più importante dell'intera poesia lirica italiana e il maggiormente usato in tutta la tradizione nazionale, dalle origini (con Dante Alighieri e Francesco Petrarca) fino alle soglie della versificazione libera novecentesca. Viene utilizzato per molte delle forme metriche, in particolar modo per quelle meglio consolidate e radicate nella storia letteraria: il sonetto (canonizzato sin dai tempi della scuola siciliana ), la ballata, la canzone (codificata dalla lezione petrarchesca del Canzoniere ), l' ottava (caratteristica dei poemi cavallereschi ed epici di Boiardo, Ariosto e Tasso) e la sestina lirica .

Qué es, concepto o significado

Adjetivo. Que posee o tiene once sílabas, esta expresión es aplicado solamente a una composicion o verso y empleado también como sustantivo masculino. (en métrica) se dice de un poema o cualquier tipo de composición que esta compuesto solamente de once sílabas o que se puede usar cualquier combinación de tipo métrico.

Origen, historia o formación

Este vocablo en su etimología viene del italiano «endecasillabo», del latín «hendecasyllăbus» y a su vez del griego «ενδεκασυλλαβος» (hendekasyllabos).

Panoramica

Nella metrica italiana, l'endecasillabo (dal greco antico ἐνδεκασύλλαβος, hendecasýllabos, «(verso) di undici sillabe») è il verso in cui l'ultimo accento, tonico e ritmico, cade obbligatoriamente sulla decima sillaba. È il metro principale e più utilizzato della poesia italiana: si trova in tutte le strofe e le strutture metriche più importanti, come la terza rima, o terzina dantesca, l'ottava, la ballata, la canzone, il sonetto. È sempre stato usato anche in sequenze di endecasillabi sciolti. Le sedi degl…

Le origini

Non è escluso, come già ipotizzava Pietro Bembo, che all'origine dell'endecasillabo ci siano influenze provenzali e, come trova il critico Francesco D'Ovidio esistono «affinità con il décasyllabe, una derivazione dall'endecasillabo saffico attraverso la poesia mediolatina con la mediazione del trimetro giambico».

Accenti e ritmo

Come in una composizione musicale, il ritmo è una delle componenti fondamentali da cui deriva l'armonia musicale che caratterizza il verso. Data la ricchezza ritmica non esiste una classificazione universalmente riconosciuta che riesca a categorizzare tutti i tipi di ritmi che si possono dare ad un endecasillabo. Tuttavia, prendendo a prestito una terminologia proveniente dal…

Endecasillabi non comuni

Esistono una serie di endecasillabi "insoliti" che sono considerati canonici pur essendone al limite.
• La cesura epica
Un tipo di cesura molto particolare è la cesura epica reintrodotta da Giovanni Pascoli per i suoi endecasillabi epici nell'800 sul calco del decasillabo francese.

Forme poetiche in endecasillabi

La maggior parte della poesia italiana è versificata in endecasillabi.
L'endecasillabo è usato da solo in sequenze di versi sciolti, come nella traduzione dell'Eneide di Annibal Caro e dell'Iliade del Monti, oppure in strofe, soprattutto in terzine come nella Divina Commedia di Dante e in ottave come nell'Orlando furioso dell'Ariosto e nella Gerusalemme liberata del Tasso.

Metrica classica

Nella metrica classica esistono alcune varietà di endecasillabo:
• Alcaico
• Saffico
• Falecio o Catulliano

Bibliografia

• Pietro G. Beltrami, Gli strumenti della poesia, Bologna, il Mulino, 2002, ISBN 88-1508-647-1.
• Aldo Menichetti, Metrica italiana, Padova, Antenore, 1993, p. 663, ISBN 88-8455-073-4.

Voci correlate

• Rima
• Strofa
• Schema metrico
• Metrica italiana
• Endecasillabo frottolato

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