Nello spazio delle relazioni
Gesù lascia la folla ed entra in casa, nella casa della sua comunità, tra i suoi fratelli, con i quali condivide i giorni, le speranze e i fallimenti, l’amicizia e le tensioni, la convivialità e gli impegni. Gesù entra in casa.
La logica di Dio che guarisce e trasforma la storia
La piccolezza di un seme minuscolo, a malapena distinguibile da un granello di polvere, s’imparenta con quel «segno» di anti-grandezza e di anti-potenza che ci è dato nel manifestarsi di Dio nella carne della storia: «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,12).
Nel cuore: far crescere frutti buoni
Il seme cresce, ed ecco l’amara sorpresa del seme malato, cattivo, in mezzo al buon seme. Ora si rivela alla luce ciò che il nemico ha operato nel nascondimento. Di fronte a questa scoperta, ai servi della parabola, come a noi, sorgono subito domande, dubbi, insinuazioni.
I terreni del cuore
Essenziale è l’ascolto. “Chi ha orecchi ascolti”. Ogni cosa nasce in noi dall’ascolto: già da piccoli impariamo a parlare solo attraverso l’ascolto e possiamo avere una relazione vera con l’altro solo se prima lo ascoltiamo. Un discernimento vigilante ci porterà a valutare “chi ascoltiamo” e “cosa ascoltiamo”.
Che senso ha la nostra preghiera?
In questa pagina l’evangelista Luca sembra voler fornire un piccolo manuale del missionario. Ma anche noi che non siamo direttamente chiamati a lasciare la nostra terra per annunciare il vangelo in terre lontane possiamo ricavare alcune preziose indicazioni per viverlo sempre più in profondità.
Perché non ricordate?
Non c’è segno quando non c’è visione, ascolto, ricordo, comprensione. I miracoli non sono in funzione della fede, non la “producono”; sono da vedere, ascoltare, ricordare, pensare. La fede rimane libera adesione, frutto di lettura esistenziale, scelta, interpretazione dei segni.
Segni di una conversione di Gesù
Due gesti – che noi, ma non il testo, chiamiamo miracoli – concludono questo periplo di Gesù. Due gesti che la dicono lunga sulla “conversione di Gesù”. Il primo gesto è la guarigione di un sordo, non proprio muto, ma che parlava con difficoltà.