Receiving Helpdesk

esempi di endecasillabo

by Mrs. Antoinette Mraz Jr. Published 4 years ago Updated 3 years ago

Vediamo un paio di esempi: " guardàrti dritto agli òcchi mentre pàrli " Come si può vedere in questo caso abbiamo gli accenti primario, secondario e terziario rispettivamente sulla decima, sulla sesta e sulla seconda sillaba. Si tratta quindi di un endecasillabo a maiore di seconda.

Liriche che adottano l'endecasillabo
  • da Ultimo Canto di Giovanni Pascoli: “amor comincia con canti e con suoni. ...
  • dall'Inferno, I, 1-2, Dante Alighieri: “Nel mezzo del cammin di nostra vita (endecasillabo a maiore) ...
  • Erano i capelli d'oro a l'aura sparsi, Francesco Petrarca: ...
  • da La signora Felicità, Guido Gozzano.

Full Answer

Dove è usato l'endecasillabo?

L'endecasillabo è usato da solo in sequenze di versi sciolti, come nella traduzione dell'Eneide di Annibal Caro e dell'Iliade del Monti, oppure in strofe, soprattutto in terzine come nella Divina Commedia di Dante e in ottave come nell'Orlando furioso dell'Ariosto e nella Gerusalemme liberata del Tasso.

Cosa è endecasillabo incatenato?

Endecasillabo incatenato Endecasillabo con rimalmezzo usato in serie continua, ogni verso della quale rima con il primo emistichio del verso che segue. È il metro della poesia popolare o popolareggiante, fu proprio della frottola, detto perciò anche endecasillabo frottolato o metro frottolato.

Cosa è un endecasillabo bisdrucciolo?

Un endecasillabo bisdrucciolo, composto da tredici sillabe, in cui l'accento cade sulla quartultima, sarebbe così: «Se cadrò combattendo, amico, vendicami!»

Quali sono i temi del decasillabo?

Videolezione "I temi del "Decameron" di Boccaccio: Fortuna, Amore e Ingegno". Per endecasillabo si intende un verso, tendenzialmente di undici sillabe (il nome deriva dal greco éndeka, "undici"), che abbia come ultima sillaba tonica (e cioè, accentata) la decima.

Che cos'è un endecasillabo?

Cosa è l'endecasillabo e come si usa?

Come fare un endecasillabo?

Ecco, la regola è questa: si dice endecasillabo un verso che ha l'ultimo accento (il più importante nel ritmo di in un verso) sulla decima sillaba. Fate la prova con “Nel mezzo del cammin di nostra vita” e vedrete che l'ultimo accento cade sulla prima sillaba della parola “vita”, che è la decima.

Come capire se è un endecasillabo?

L'endecasillabo è un verso in cui l'ultima sillaba tonica è in decima posizione. Eccezion fatta per l'accento obbligatorio sulla decima sillaba, gli altri accenti dell'endecasillabo sono in posizione libera.

Quali sono i versi endecasillabi?

Definizione. L'endecasillabo è un verso di 11 sillabe metriche (➔ ), con accento principale obbligato in decima posizione (Beltrami 20024: 181-188; Menichetti 1993: 386-424).

Quali sono i versi settenari?

Il settenario è un verso imparisillabo di sette sillabe 'metriche' (➔ ), con accento principale obbligato in sesta posizione (Beltrami 20024: 199-200; Menichetti 1993: 673; per l'uso dantesco, Baldelli 1976).

Come capire se è una Sinalefe?

Sinalefe: due vocali che appartengono a due parole diverse ma contigue vengono conteggiate come un'unica sillaba. Esempio: "mi ritrovai per una selva oscura", vao conta come una sola sillaba. Dialefe: la vocale finale di una parola e quella iniziale della successiva rimangono separate nel computo metrico.

Come riconoscere i tipi di versi?

Verso bisillabo: accento ritmico sulla prima sillaba. Verso trisillabo: accento ritmico sulla seconda sillaba. Verso quaternario: accento ritmico sulla prima e sulla terza sillaba. Verso quinario: accento ritmico sulla seconda e sulla quarta sillaba.

Cosa vuol dire 14 versi endecasillabi?

nella metrica greca e latina, si dice di verso di undici sillabe fisse, nel quale cioè non è ammessa la sostituzione di due sillabe brevi con una lunga o viceversa; gli accenti metrici sono in posizioni diverse a seconda del tipo (endecasillabo saffico, alcaico \i0 ecc.)

Quante sillabe ha un verso endecasillabo?

L'endecasillabo ha l'ultimo accento sulla decima sillaba, e conta di solito 11 sillabe (endecasillabo piano). L'endecasillabo tronco conta soltanto 10 sillabe (perché l'ultima parola del verso è una parola tronca), l'endecasillabo sdrucciolo conta 12 sillabe (l'ultima parola ha l'accento sull'antipenultima sillaba, vd.

Come si scrive in endecasillabi?

Per abituarsi a scrivere endecasillabi (ma vale per qualsiasi metro scelto) io vi consiglio di tracciare su un foglio una riga verticale a una distanza dal margine che sia pari a circa undici sillabe con i relativi spazi in base alla grandezza della vostra grafia (il metodo migliore è scrivere il primo endecasillabo e ...

Come capire se un verso e settenario?

Il settenario, nella metrica italiana, è un verso nel quale l'accento principale si trova sulla sesta sillaba: quindi, se l'ultima parola è piana comprende sette sillabe, mentre se è tronca o sdrucciola ne ha rispettivamente sei oppure otto.

Cosa sono i versi endecasillabi e settenari?

Si definisce “settenario” un verso il cui principale accento tonico sulla sesta sillaba; gli accenti secondari - a differenza dell'endecasillabo, dove questi occupano tendenzialmente posizioni fisse - sono liberi (e solo quello in quinta posizione può considerarsi un caso raro).

Che cosa sono i versi tronchi?

Il verso si dice piano, se termina con una parola piana (accento tonico sulla penultima sillaba); sdrucciolo, se termina con una parola sdrucciola (accento tonico sulla terzultima sillaba); tronco, se termina con una parola tronca (accento tonico sull'ultima sillaba).

Endecasillabo | Tutto quello che c'è da sapere su questo verso

L’endecasillabo è il verso principe della poesia italiana. O almeno lo era. Si tratta di un verso di undici sillabe (etimologicamente, significa proprio «undici sillabe»).L’endecasillabo è il verso maggiore, il più ritmicamente vario e il più usato nella poesia italiana, corrispondente al decasillabo francese e provenzale; ma, diversamente da questo, con cesura mobile.

Poesia in endecasillabi: definizione di endecasillabo ed esempi

Che cos’è un endecasillabo. L’endecasillabo, nell’ambito della poesia, è una figura metrica molto importante a cui sono ricorsi tantissimi poeti nell’ambito dei loro componimenti principali.

endecasillabo in "Enciclopedia dell'Italiano" - Treccani

endecasillabo Claudio Ciociola Definizione L’endecasillabo è un verso di 11 sillabe metriche ( ), con accento principale obbligato in decima posizione (Beltrami 20024: 181-188; Menichetti 1993: 386-424). È il verso principe della tradizione metrica italiana: il più versatile, anche perché ritmicamente più duttile e maestoso; dei versi più lunghi, l’alessandrino ha avuto un uso ...

Endecasillabo - Wikipedia

Le origini. Non è escluso, come già ipotizzava Pietro Bembo, che all'origine dell'endecasillabo ci siano influenze provenzali e, come trova il critico Francesco D'Ovidio esistono «affinità con il décasyllabe, una derivazione dall'endecasillabo saffico attraverso la poesia mediolatina con la mediazione del trimetro giambico».. Endecasillabi comuni (piani, tronchi e sdruccioli)

Cosa vuol dire endecasillabo in analisi grammaticale?

L’ endecasillabo è un verso in cui l’ultima sillaba tonica è in decima posizione.

Perché è importante il verso endecasillabo?

Verosimilmente anche per questa ragione esso è storicamente il verso principe della nostra tradizione e rientra nelle forme metriche più nobili (ballata, canzone, sonetto, ottava).

Cosa sono gli endecasillabi?

Nella metrica italiana, l' endecasillabo (dal greco antico ἐνδεκασύλλαβος, hendecasýllabos, « (verso) di undici sillabe») è il verso in cui l'ultimo accento, tonico e ritmico, cade obbligatoriamente sulla decima sillaba. È il metro principale e più utilizzato della poesia italiana: si trova in tutte le strofe e le strutture metriche più importanti, come la terza rima, o terzina dantesca, l' ottava, la ballata, la canzone, il sonetto. È sempre stato usato anche in sequenze di endecasillabi sciolti. Le sedi degli accenti sono varie. Tuttavia di norma gli endecasillabi presentano un accento fisso o sulla quarta o sulla sesta sede (qui evidenziate in arancione e in giallo).

Cosa è l'endecasillabo crescente?

Un ultimo tipo di endecasillabo a metà tra il canonico e il non canonico è quello detto "crescente". Questo tipo di metrica, già presente in epoca precedente, è stata resa famosa da Pascoli che ne fa uso in diversi casi e non solo usando l'endecasillabo. Grazie a questo espediente il verso riesce in qualche modo a rientrare nella categoria dei "canonici" pur essendone al limite, come si può vedere in questo caso:

Chi ha inventato la cesura epica?

Un tipo di cesura molto particolare è la cesura epica reintrodotta da Giovanni Pascoli per i suoi endecasillabi epici nell'800 sul calco del decasillabo francese.

Qual è la nota distintiva dell endecasillabo?

Contrariamente a quanto si potrebbe dedurre dal nome, è bene chiarire subito che la nota distintiva dell'endecasillabo non è il numero effettivo di sillabe, bensì il fatto che in tutti i casi l'accento dell'ultima parola del verso cada sempre sulla decima sillaba (da qui in poi segnata in verde).

Perché gli endecasillabi hanno undici sillabe?

Ciò, se pure nella maggior parte dei casi è vero, non costituisce una regola. L'avere undici sillabe non è altro che la diretta conseguenza del fatto che la lingua italiana sia formata prevalentemente da parole piane, cioè che hanno l'accento sulla penultima sillaba.

Perché l'endecasillabo è canónico?

Per motivi legati alla sua genesi (l'endecasillabo nasce infatti dalla fusione di un Quinario e di un Settenario [ senza fonte]) e formalizzati già da Pietro Bembo, l'endecasillabo "canonico" prevede un accento secondario sulla quarta o sulla sesta sede; nel primo caso l'endecasillabo si definisce a minore (ed il primo emistichio equivale ad un quinario ), nel secondo caso si definisce a maiore (ed il primo emistichio equivale ad un settenario ).

Perché l'endecasillabo a minore è più raro?

L'endecasillabo a minore " di settima " risulta essere più raro rispetto agli altri versi "a minore", poiché il suo ritmo in passato era considerato poco "sonoro" e perciò adatto, secondo i poeti petrarchisti, a riprodurre la prosodia del parlato:

Come si forma un endecasillabo?

Comunque, quali siano state la sua origine e la sua forma primitiva, nella forma assunta nella poesia classica l’endecasillabo risulta formato dalla fusione o di un quinario e di un settenario o di un settenario e di un quinario. Nel primo caso (quinario + settenario) parliamo di endecasillabo a minore, con accenti sulla quarta e decima sillaba: Mi ritrovai per una selva oscura (Dante, Inferno, I, 2). Se è un settenario + quinario, siamo dinanzi a un endecasillabo a maiore, con accenti sulla sesta e decima sillaba: Nel mezzo del cammin di nostra vita (Dante, Inferno, 1, 1).

Cosa sono gli endecasillabi?

L’ endecasillabo è il verso principe della poesia italiana. O almeno lo era. Si tratta di un verso di undici sillabe ( etimologicamente, significa proprio «undici sillabe»). L’endecasillabo è il verso maggiore, il più ritmicamente vario e il più usato nella poesia italiana, corrispondente al decasillabo francese e provenzale; ma, diversamente da questo, con cesura mobile. Al di là della bellezza poetica, parliamo di questioni molto tecniche, che forse possono annoiare. Ma se volete saperne di più, non si può fare altrimenti.

Dove si usa l'endecasillabo sciolto?

Oltre che nelle traduzioni, l’endecasillabo sciolto fu usato anche in componimenti narrativi di minor estensione (come nei Poemetti dal Chiabrera, nell’ Etruria vendicata dall’Alfieri, nel Giorno dal Parini, nella Feroniade e nel Prometeo dal Monti, nelle Grazie dal Foscolo, e nell’ Urania dal Manzoni), nella poesia didascalica (nelle Api dal Rucellai, nella Coltivazione dall’Alamanni, nella Riseide dallo Spolverini, nell’ Invito a Lesbia Cidonia dal Mascheroni e nella Pastorizia dall’Arici), nei sermoni (Chiabrera, Gasparo Gozzi, Monti), nelle epistole (Carlo Frugoni, Francesco Algarotti, Monti e Foscolo), nell’egloga (Baldi e Alamanni) e nell’idillio (Leopardi).

Quando nasce l endecasillabo?

Sebbene non fosse sconosciuto ai primi tempi della nostra letteratura, trovandosi un esempio in un poemetto del XIII secolo, il Mare amoroso, la vera nascita dell’ endecasillabo sciolto si deve datare al XVI secolo, per opera di poeti classicisti quali il Trissino, il Rucellai, l’Alamanni.

Perché si chiama verso del falecio?

Il nome del verso deriva dal fatto che esso come il falecio (vedi sotto), metro caro a Catullo, letto secondo l’accento grammaticale.

Cosa è un endecasillabo?

L’endecasillabo, nell’ambito della poesia, è una figura metrica molto importante a cui sono ricorsi tantissimi poeti nell’ambito dei loro componimenti principali. In questi importanti e noti versi l’accento che ha una cadenza ritmica e anche di tipo tonico tende a cadere nella decima sillaba. Lo si ritrova nelle liriche più importanti dei principali poeti italiani e ricorre nelle varie strofe, nelle varie strutture metriche; viene anche usato nell’ambito di componimenti in cui si utilizza tanto l’artificio metrico del cosiddetto endecasillabo sciolto.

Chi ha inventato l'endecasillabo?

Nel corso della storia della letteratura italiana il primo grande poeta che l’ha utilizzato è stato Jacopo da Lentini, uno degli esponenti più importanti della nota Scuola Siciliana. Nell’ambito della poesia italiana, l’endecasillabo segue uno schema fisso: oltre ad essere accentata la decima sillaba, risulta essere accentata anche la quarta e talvolta anche la sesta sillaba nell’ambito di un componimento poetico. Ad utilizzare l’endecasillabo non è soltanto Jacopo da Lentini, ma anche poeti ancora più famosi come ad esempio Dante Alighieri che lo ha utilizzato in particolar modo nell’ambito della sua opera letteraria più importante, ossia la Divina Commedia. Lo stesso Guido Guinizzelli, nell’ambito delle sue liriche, ha fatto uso dell’endecasillabo, il cui più noto si chiama “Al cor gentil rempaira sempre amore”, in cui si discute tantissimo di argomenti di natura filosofica. Anche Francesco Petrarca ha fatto uso dell’endecasillabo nell’ambito dei suoi componimenti poetici con lo scopo prevalentemente di descrivere i suoi stati d’animo.

Che cos'è un endecasillabo?

Per endecasillabo si intende un verso, tendenzialmente di undici sillabe (il nome deriva dal greco éndeka, "undici"), che abbia come ultima sillaba tonica (e cioè , accentata) la decima. Numerose sono, tuttavia, le varietà formali, che si realizzano in base alla posizione delle altre sillabe toniche all’interno del verso, alle cesure (cioè le pause del ritmo all'interno del verso) e alle uscite dell'endecasillabo stesso. Due varianti sono le più importanti: la prima si realizza con la quarta sillaba accentata, dando vita così nella parte iniziale (o emistichio) dell'endecasillabo a un quinario, che risulta più breve della parte restante del verso, il quale viene pertanto detto a minore . La seconda possibilità si realizza quando è la sesta sillaba ad essere tonica, realizzando nella parte iniziale un settenario, cioè un emistichio più lungo della parte restante del verso, che quindi è chiamato nel suo complesso a maiore. I primi due versi del canto incipitario della Commedia di Dante sono appunto un endecasillabo a maiore e uno a minore:

Cosa è l'endecasillabo e come si usa?

L’ endecasillabo è il verso più importante dell'intera poesia lirica italiana e il maggiormente usato in tutta la tradizione nazionale, dalle origini (con Dante Alighieri e Francesco Petrarca) fino alle soglie della versificazione libera novecentesca. Viene utilizzato per molte delle forme metriche, in particolar modo per quelle meglio consolidate e radicate nella storia letteraria: il sonetto (canonizzato sin dai tempi della scuola siciliana ), la ballata, la canzone (codificata dalla lezione petrarchesca del Canzoniere ), l' ottava (caratteristica dei poemi cavallereschi ed epici di Boiardo, Ariosto e Tasso) e la sestina lirica .

Panoramica

Accenti e ritmo

Come in una composizione musicale, il ritmo è una delle componenti fondamentali da cui deriva l'armonia musicale che caratterizza il verso. Data la ricchezza ritmica non esiste una classificazione universalmente riconosciuta che riesca a categorizzare tutti i tipi di ritmi che si possono dare ad un endecasillabo. Tuttavia, prendendo a prestito una terminologia proveniente dal…

Le origini

Non è escluso, come già ipotizzava Pietro Bembo, che all'origine dell'endecasillabo ci siano influenze provenzali e, come trova il critico Francesco D'Ovidio esistono «affinità con il décasyllabe, una derivazione dall'endecasillabo saffico attraverso la poesia mediolatina con la mediazione del trimetro giambico».

Endecasillabi non comuni

Esistono una serie di endecasillabi "insoliti" che sono considerati canonici pur essendone al limite.
• La cesura epica
Un tipo di cesura molto particolare è la cesura epica reintrodotta da Giovanni Pascoli per i suoi endecasillabi epici nell'800 sul calco del decasillabo francese.

Forme poetiche in endecasillabi

La maggior parte della poesia italiana è versificata in endecasillabi.
L'endecasillabo è usato da solo in sequenze di versi sciolti, come nella traduzione dell'Eneide di Annibal Caro e dell'Iliade del Monti, oppure in strofe, soprattutto in terzine come nella Divina Commedia di Dante e in ottave come nell'Orlando furioso dell'Ariosto e nella Gerusalemme liberata del Tasso.

Metrica classica

Nella metrica classica esistono alcune varietà di endecasillabo:
• Alcaico
• Saffico
• Falecio o Catulliano

Bibliografia

• Pietro G. Beltrami, Gli strumenti della poesia, Bologna, il Mulino, 2002, ISBN 88-1508-647-1.
• Aldo Menichetti, Metrica italiana, Padova, Antenore, 1993, p. 663, ISBN 88-8455-073-4.

Voci correlate

• Rima
• Strofa
• Schema metrico
• Metrica italiana
• Endecasillabo frottolato

A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z 1 2 3 4 5 6 7 8 9