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endecasillabi divina commedia

by Jazmyn Goldner Published 3 years ago Updated 2 years ago

La Divina Commedia consta di 14. 223 endecasillabi, distribuiti in cento canti raggruppati in tre cantiche : 'Inferno composto di 34 canti (il primo è introduttivo all'intero poema), in totale 4720 versi; Purgatorio

Purgatorio

Purgatorio is the second part of Dante's Divine Comedy, following the Inferno, and preceding the Paradiso. The poem was written in the early 14th century. It is an allegory telling of the climb of Dante up the Mount of Purgatory, guided by the Roman poet Virgil, except for the last four canto…

di 33 canti per una somma di 4755 versi; -Paradiso di 33 canti con

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Il poema: introduzione generale

Dante iniziò la composizione della Commedia durante l’esilio, probabilmente intorno al 1307 (oggi è scartata l’ipotesi secondo cui avrebbe scritto i primi sette canti dell’ Inferno quando era ancora a Firenze ).

La struttura

La Commedia è divisa in 3 Cantiche ( Inferno, Purgatorio, Paradiso ), ognuna delle quali divisa in canti: il numero è di 34 canti per l’ Inferno (il primo è di introduzione generale al poema), 33 per Purgatorio e Paradiso, quindi 100 in totale.

Il viaggio allegorico

La Commedia è il racconto di un viaggio, che ha un significato letterale e un altro allegorico.

Lo stile e la lingua

Il titolo Commedia si rifà alla teoria medievale degli stili e allude al fatto che il poema comincia male, con lo smarrimento angoscioso nella selva, e finisce bene, con l’ascesa all’ Empireo e la visione di Dio (al contrario la tragedia inizia bene e finisce male, come chiarito da Aristotele nella Poetica, che Dante conosceva in forma indiretta).

Gli exempla del poema

La novità straordinaria della Commedia non è tanto la descrizione dei luoghi dell’Aldilà, già proposta da altri scrittori precedenti, quanto piuttosto il fatto che Dante non si limita a descrivere castighi e premi ma indica personaggi noti che il pubblico del tempo conosceva assai bene.

Dante personaggio-poeta

Un’ulteriore considerazione va fatta sul duplice ruolo svolto da Dante nel poema, essendo al tempo stesso protagonista del viaggio da lui narrato (e che lui descrive come realmente e fisicamente avvenuto in un tempo storico ben preciso) e poeta chiamato a raccontare in versi l’esperienza affrontata.

Fortuna della Commedia

Non sappiamo se la fama di Dante sia destinata a durare quanto il mondo lontana, ma certo il poema ebbe un immediato successo e conobbe una straordinaria diffusione nell’Italia del primo Trecento: ne è prova il fatto che la tradizione manoscritta ci ha trasmesso circa 700 codici, rendendo impossibile ogni tentativo di edizione critica (oggi si segue il testo della «Vulgata» stabilito da Giorgio Petrocchi, ovvero quello più diffuso e filologicamente più corretto).

La Divina Commedia

La Divina Commedia è un poema didascalico-allegorico; infatti, vuole insegnare sulle grandi verità morali e religiose attraverso l’utilizzo di immagini che hanno significato simbolico. L’opera è composta da terzine di endecasillabi a rima incatenata (ABA, BCB, CDC,….) ed è divisa in tre Cantiche: l’ Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.

Il Purgatorio

Arrivato al centro della terra, Dante sempre accompagnato da Virgilio risale un cunicolo sotterraneo e riemerge agli antipodi di Gerusalemme.

Il Paradiso

Intorno alla terra, secondo la concezione medievale del cosmo, ci sono le zone dell’aria e del fuoco e al di là di esse ruotano nove sfere concentriche, i cieli (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno, il cielo delle “stelle fisse”). A trasmettere il movimento a tutti gli altri è il nono cielo, o primo mobile, il più vicino a Dio.

Argomento del Canto

Dante e Virgilio si avvicinano al pozzo che circonda il lago di Cocito (IX Cerchio). I giganti; incontro con Nembrod. Incontro con Fialte. Discorso di Virgilio ad Anteo, che depone i due poeti sul fondo del pozzo.

Dante e Virgilio si avvicinano al pozzo dei giganti (1-33)

L'aspro rimprovero di Virgilio alla fine del Canto precedente, quando il poeta si era attardato ad assistere alla rissa tra i falsari, ha fatto vergognare Dante, ma è stato lo stesso maestro a rincuorarlo, proprio come faceva la lancia di Peleo e poi di Achille che aveva il potere di sanare le ferite inferte al primo colpo con un secondo.

I giganti. Incontro con Nembrod (34-66)

Come quando la nebbia si dirada e permette di vedere ciò che poco prima celava, così Dante spinge in avanti lo sguardo e vede le sagome dei giganti che gli incutono timore: essi cingono il pozzo che cala nel IX Cerchio, sepolti nella roccia fino alla vita, e gli sembrano le torri che circondano Monteriggioni.

Parole incomprensibili di Nembrod (67-81)

Nembrod inizia a pronunciare parole incomprensibili con voce accesa, ma Virgilio si rivolge a lui dandogli dello sciocco e invitandolo a sfogare la propria ira suonando col corno che tiene a tracolla; se cerca bene, troverà la correggia di cuoio che lo tiene legato e che gli attraversa il petto.

Il gigante Anteo. Discorso di Virgilio (112-145)

I due procedono ancora e raggiungono Anteo, che fuoriesce dalla roccia di sette metri circa senza la testa.

Interpretazione complessiva

L'episodio segna il passaggio di Dante e Virgilio tra l'VIII e il IX Cerchio dell'Inferno, presentando le figure dei giganti che ne sono gli assoluti protagonisti e che anticipano, per molti aspetti, Lucifero che è confitto al centro di Cocito e che verrà mostrato nell'ultimo Canto.

Note e passi controversi

I vv. 4-6 fanno riferimento al mito della lancia di Achille già appartenuta al padre Peleo, che aveva il potere di sanare al secondo colpo le ferite inferte col primo: il paragone era frequente nella letteratura due-trecentesca, riguardo al bacio dell'amata ( mancia è probabilmente un francesismo e vuol dire «prova d'armi», «assalto»).

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